Nato a Empoli nel 1954, vince nel 1979 il Premio Lubiam (Mantova) assegnato al miglior studente delle Accademie di Belle Arti d’Italia.
Dopo le due prime personali alla Galleria Vivita di Firenze (1985, 1987) si trasferisce per alcuni anni in Australia e negli Stati Uniti dove prosegue l’attività espositiva con le personali a Sidney (1989, Brown Street Gallery) e Chicago (1996 e 1997, Thomas Monahan Fine Arts).
Rientrato in Italia inizia ad affrontare quelli che ancora oggi sono i suoi temi preferiti, la serie delle librerie e degli interni di borsa e espone a Firenze alla galleria La Corte Arte Contemporanea (2008) e alla Libreria Seeber (2000), quest’ultima soggetto di numerose sue tele.
Fra il 2004 e il 2008 si susseguono diverse personali a Milano, Brescia e Roma. Nel 2011 è uno tra i 10 Artisti Selezionati dalla Fondazione Roma, per la 54′ Esposizione Internazionale D’arte Biennale Di Venezia, Padiglione Italia. Nel 2013, partecipa alla mostra “Mimesis variazioni sul libro”, a cura dì Sergio Risaliti, presso la Biblioteca degli Uffizi Firenze; e sempre nello stesso anno, realizza la mostra personale “Durata dell’immagine” a cura di Flaminio Gualdoni presso Palazzo Giureconsulti, a Milano. Nel 2015 partecipa alla collettiva “Linee di confine” a cura di Marco di Capua presso il Museo Biliotti di Roma e nel 2016 espone museo ebraico Bologna l’olio su tela Muro del Pianto, studio preliminare per lo svolgimento di un Trittico di grandi dimensioni, realizzato in occasione della mostra personale Four Triptychs – curata da Marco Tonelli – al Palazzo delle Esposizioni a Roma nel 2012.
La pittura di Giannoni si concentra sugli ambienti e non sulla figura umana, sapendo parlarci però allo stesso tempo dell’uomo e del tempo che passa inesorabile. Il tema della biblioteca è molto importante: attraverso il libro infatti la tematica del tempo che scorre e del presente che fugge si fa ancora più forte, essendo i libri il simbolo della storia che si estingue. Questi volumi sono centinaia, migliaia, tutti ammucchiati sugli scaffali. Nessuno li sfoglia, l’uomo se ne è andato, mentre loro sono rimasti a richiamare un’epoca scomparsa.