Per chi sa osservare, tutto è arte.
La natura, la città, l’uomo, il paesaggio, l’atmosfera, ciò che chiamiamo “umore”, e, infine e soprattutto, la luce.
[…] Esiste tuttavia un luogo indefinito nel quale si incrociano il dominio elementare della natura – le contingenze – e il territorio marcato dall’uomo.
Questo terreno d’incontro produce figure che sono al tempo stesso lontane dall’arte e vicine, a seconda delle definizioni che se ne danno. Per quanto mi riguarda, considero come arte involontaria il felice risultato di una combinazione imprevista di situazioni o di oggetti organizzati conformemente alle regole d’armonia dettate dal caso
Gilles Clement, Breve trattato sull’arte involontaria.
L’idea di un processo involontario che genera arte è alla base della serie di collage e serigrafie che Ciredz ha realizzato insieme alle famiglie di Dynamo Camp. Le linee parallele monocromatiche plasmano paesaggi attraverso maschere composte da fogli strappati in modo casuale e deciso. La grafite, utilizzata per catturare ombre effimere si ricompone in forme geometriche sorprendenti in un contesto in cui il segno imprevisto, l’errore e l’imperfezione diventano elementi fondamentali dell’opera, dimostrando come l’imprevisto possa dar vita a bellezza autentica. Una riflessione sulla meraviglia quotidiana che accade ogni giorno intorno a noi e che possiamo e dobbiamo instancabilmente ricercare.