La Primavera di Art Factory: 5 artisti per 80 famiglie
Dal mese di Marzo sono iniziati i laboratori di Art Factory rivolti ai genitori delle sessioni famiglie. Tre artiste e un duo si sono alternati nella conduzione di questi workshop di tipo esperienziale e relazionale: Irene Lupi, Ludovica Gioscia, Elena Mazzi e Bianco Valente.
Insieme a Irene Lupi, i genitori delle sessioni famiglie hanno raggiunto il Camp portando nei loro bagagli un oggetto rappresentante il cambiamento e una foto della loro famiglia, attuale o di origine.
Aiutati da questi compagni di viaggio, i genitori in un dialogo collettivo hanno dato vita ad un workshop incentrato sulla memoria, l’astrazione del segno e le parole.
Durante le giornate l’idea figurativa del segno si è astratta e rarefatta, aprendosi alle tecniche del frottage e della carta carbone; le parole hanno risuonato e sono state date in dono all’artista, attraverso i ricordi legati a ciascun oggetto che ogni partecipante ha voluto condividere.
I racconti e le immagini prodotte saranno adesso la traccia sulla quale Irene costruirà l’opera, in una sorta di flusso di coscienza sull’esperienza dopo aver lasciato sedimentare e assimilato le parole ricevute in dono.
Ludovica Gioscia, artista romana, londinese di adozione, ha portato a Dynamo la sua estetica dell’eccesso e il suo Barocco in chiave Pop ha invaso il nostro laboratorio con un’esplosione di colore e fantasia.
Il suo progetto dal titolo “Il fungo sognatore”, ha permesso ai partecipanti di sperimentare la tecnica della serigrafia producendo una stratificazione di segni e significati su ciascun foglio.
I coloratissimi poster e rotoli di carta da parati prodotti, frutto di un processo collaborativo di costruzione di senso, adesso raccontano una storia non più solo personale ma collettiva incentrata sulla ricerca della meraviglia nella vita di tutti i giorni, in particolare quelli trascorsi al Camp.
Il duo artistico Bianco Valente, ospite nella sessione di maggio, ha ideato un workshop pensato per le famiglie incontrate a Dynamo.
Hanno proposto un’azione performativa e allo stesso tempo scultorea, capace di imprimere attraverso un gesto la memoria dell’energia inespressa e dei sentimenti più intimi che ciascuno porta dentro di sé nell’affrontare le proprie sfide quotidiane.
Muniti di occhiali di protezione e martelli, i partecipanti hanno scalfito con colpi potenti e liberatori i quattro monoliti di marmo che rimarranno come traccia del loro passaggio a Dynamo Camp. “L’esperienza di mio figlio mi ha scolpito allo stesso modo in cui io ho scolpito questa pietra”,commenta una delle mamme che ha preso parte al laboratorio.
Momenti di forte impatto emotivo hanno caratterizzato i tre giorni di incontro con gli artisti.
“E’ la Mappa di una vita” è il titolo del lavoro nato dall’incontro di Elena Mazzi con le famiglie Dynamo: un viaggio attraverso le proprie geografie interiori.
A partire dalla mappa della città o regione di provenienza, ogni genitore ha lavorato sugli spazi fisici e immaginati, sull’importanza dei luoghi legati alla memoria, arrivando a trasformare un’immagine descrittiva in un’immagine astratta. Attraverso varie tecniche e l’utilizzo di vari strumenti ogni genitore (o coppia) ha quindi ricreato la propria città, arricchendola di elementi della propria storia personale che sulla carta sono stati tradotti in linee, forme, texture.
Nella seconda fase il lavoro è diventato collettivo, con l’intervento e la trasposizione degli elementi salienti su quattro grandi mappe del Camp. I genitori si sono consultati e hanno dialogato per decidere quali elementi trasportare sul lavoro collettivo, e in che modo. Sulla mappa del Camp, tra le linee e gli interventi, Dynamo risalta come punto di incontro e di congiunzione tra le famiglie.